Dopo anni di attese, speranze a volte deluse e infortuni troppo spesso pesanti che avrebbero abbattuto anche un toro, Carolina Kostner si è trasformata in un cigno vestito d’argento e si è avvolta nel metallo più prezioso per diventare la regina dei ghiacci, conquistando il primo oro italiano della storia dei mondiali di pattinaggio artistico sul ghiaccio. La gardenese ha raggiunto a 25 anni il traguardo più ambito, dopo dieci anni di carriera tra alti e bassi che l’avevano ormai etichettata come l’eterna promessa incompiuta di questa disciplina.
Alle spalle, oltre ai sei titoli di campionessa italiana, un argento e due bronzi ai mondiali e soprattutto quattro titoli europei, di cui l’ultimo quest’anno, dopo una stagione perfetta conclusasi con l’apoteosi di Nizza. Gioie di una carriera ma anche delusioni, come quella dell’Olimpiade del 2006 a Torino, dove la portabandiera azzurra, tradita dall’emozione, dalla tensione e dalle aspettative del suo pubblico e di tutto un paese, arrivò nona per poi chiudere dodicesima al mondiale nel mese successivo.
Una battuta d’arresto nella quale molti videro il principio del declino, a causa anche dei ripetuti infortuni che la tormentavano. E come se non bastasse, a complicare il tutto secondo i più, il gossip, frutto del fidanzamento con Alex Schwazer, campione olimpico a Pechino nella 50 km di marcia. La risalita è stata lunga e difficile, con in mezzo la scelta di mollare tutto cambiando staff e città per trasferirsi a Los Angeles, un luogo dal quale Carolina è tornata come nuova con la voglia di dimostrare che non era finita, con lo spirito di chi risorge, come l’araba fenice.
Non è quindi un caso che questa campionessa timida e umile abbia raggiunto ora la piena maturità psicologica e fisica in una disciplina fatta di lunghe ore di allenamento e della cura maniacale dei dettagli, ma che molto spesso si dimostra ingrata. E non è un caso che questo risultato storico, che porta l’Italia per la prima volta sul tetto del mondo, offuscando il predominio di potenze come la Russia e il Giappone, sia giunto proprio ora, nell’anno perfetto, ma che purtroppo potrebbe anche essere l’ultimo. Ma cosa chiedere di più alla perfezione? Forse un ultimo sforzo, ancora un sogno e andare a strappare una medaglia olimpica nel 2014 a Sochi, in Russia, nella tana delle specialiste di questa disciplina.
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