All’asturiano bastava un secondo posto, ma anche un quarto se Webber fosse stato dietro di lui e invece tra i due litiganti ha goduto il terzo protagonista, il tedesco Sebastian Vettel, il ragazzino che con 23 anni e quattro mesi si è convertito nel vincitore più giovane della storia di un mondiale di Formula uno, superando il record realizzato nel 2008 da Lewis Hamilton. Dopo Michael Schumacher la Germania ha trovato un nuovo idolo delle corse, incoronato come “grandioso” dal sette volte campione del mondo. Abu Dhabi ha segnato la vittoria della Red Bull sotto tutti gli aspetti, dato che dopo il titolo costruttori si è aggiudicata anche quello piloti, con una strategia rischiosa ma corretta che in fin dei conti ha ottenuto i risultati sperati.
L’impressione è che Alonso, che con la sua incredibile progressione e senza l’aiuto del suo compagno di scuderia Felipe Massa, che non è stato nemmeno in grado di creare il minimo problema a un Webber già in difficoltà (per la verità non è riuscito nemmeno a superare Jaime Alguersuari), abbia fatto molto di più di quello che si poteva aspettare da lui. Il nano, che in una sola stagione ha già fatto innamorare milioni di ferraristi convertendosi in uno dei migliori debuttanti della storia della rossa, ci riproverà il prossimo anno, sperando di avere a disposizione una macchina più veloce e competitiva, con un team più in palla e più decisivo, un team che dopo l’uscita di scena di Jean Todd sembra essere allo sbando.
La Ferrari ha subito un grande smacco da una Red Bull che in soli cinque anni è riuscita ad allinearsi con le migliori e addirittura a superarle. La Mercedes di Hamilton e dell’ormai ex campione Button è ancora superiore alla rossa, ma la classe del ferrarista ha fatto vivere un sogno, anche se non è riuscita a compiere il miracolo. E la vita è talmente assurda che il destino ha voluto che l’ostacolo più grande per il raggiungimento dell’obiettivo più importante fosse il passato di Alonso, a lottare e alla fine arrendersi alle due Renault di Kubica e Petrov, che insieme a Rosberg hanno creato un muro davanti all’asturiano, un muro che valeva 6 punti e il titolo di campione del 2010.